Anno 1989. Nasce Lunezia, e non è un granducato. L’iniziativa a Parma, Piacenza, Reggio, Cremona, Mantova, Massa e La Spezia

LA STAMPA 29 LUGLIO 1989

Nasce Lunezia, e non è un granducato. Alle soglie dell’Europa unita c’è chi vuole una nuova regione PARMA. Si vuole creare una nuova regione. Dapprima si è pensato di chiamarla Emiliana-Lunense, poi si è deciso per Lunezia. Un nome forse suggerito dall’antica Luni e dalla Lunigiana. E’ un bel nome, ma fa pensare agli improbabili granducati delle operette viennesi. Si intende dar vita a Lunezia prendendo sette belle province qua e là da altre regioni. Togliendo Parma, Piacenza e Reggio all’Emilia-Romagna, Massa-Carrara alla Toscana, La Spezia alla Liguria, Cremona e Mantova alla Lombardia. E si avrebbe così la ventunesima regione d’Italia, con circa due milioni e 300 mila abitanti. Il comitato promotore della nuova regione si è riunito al passo del Lagastrello, tra La Spezia e Parma, e ha programmato un’assemblea, per il prossimo settembre a Berceto, nella quale presentare un progetto concreto. Il progetto, che è affidato all’Università di Parma, prenderà in esame gli aspetti non solo geografici, ma anche economici, sociali e culturali. Una volta elaborato il progetto, il comitato promotore lo presenterà al presidente del Consiglio. Prima, però, nelle sette province i cittadini si pronunceranno sulla nuova regione attraverso un referendum. Ma perché si sente il bisogno di far nascere una nuova regione? Il comitato promotore di Lunezia risponde che il motivo principale è quello di dare maggiori opportunità a territori che, trovandosi ai margini delle rispettive regioni, vivono i disagi dell’isolamento, soprattutto stradale. L’iniziativa parte anche dalle affinità che caratterizzano le province in questione e che le attuali politiche regionali, dicono i promotori, non valorizzano sufficientemente. La cosa viene dunque presentata come una periferia negletta e frustrata che intende affrancarsi, a costo di stringere alleanze che si direbbero piuttosto ibride. Ma Reggio Emilia non è periferia, sta bene dov’è e non si capisce perché il suo nome compare nell’elenco delle province di una eventuale Lunezia. E Mantova e Cremona potrebbero uscire spensieratamente dalla Lombardia? L’iniziativa della nuova regione sarebbe partita da Parma, provincia piuttosto eretica nel contesto emiliano, spostata più sulla Lombardia. Non stravede per Bologna, capoluogo regionale, tra le due città ci sono differenze storiche e culturali. E anche d’interesse. Dicono a Parma che i finanziamenti della Regione piovono più su Reggio Emilia e su Modena, che su Parma e Piacenza. Hanno altri motivi per lagnarsi. La ragione più profonda dello scontento è però il problema dei , collegamenti, delle autostrade che, scavalcano l’Appennino. Dicono a Parma che la Regione tende a privilegiare l’asse Bologna Firenze a danno dell’asse Parma La Spezia. Il nome Lunezia è stato coniato da Alberto Grassi, magistrato e presidente del Centro stùdi della valle del Parma, Cedra, Enza e Taverone, che da anni si occupa dei problemi storici e giuridici di queste zone. Altri uomini di legge, studiosi e docenti universitari hanno aderito all’iniziativa. Al raduno del comitato organizzatore a passo Lagastrello c’era anche Sergio Veschi, segretario di un comitato che da parecchio tempo raccoglie firme in Lunigiana per la nuova regione. Tra gli uomini politici che aderiscono all’iniziativa viene indicato l’ex ministro Ferri, che vive a Pont remoli, una zona interessata al progetto Lunezia. L’onorevole Ferri è oggi eurodeputato. Ed è curioso vedere un parlamentare dell’Europa unita aderire a un’iniziativa che divide, creando in Italia un nuova regione a danno di altre quattro. Luciano Curino.

Lascia un commento

Il Vostro indirizzo email non verrà reso pubblico

You may use these <abbr title="HyperText Markup Language">html</abbr> tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*