ANNO 1950. LA GUERRA CONTINUA! SEI SCOLARETTE DI BARDI STRAZIATE DA UNA BOMBA – 2^ PARTE

GAZZETTA DI PARMA VENERDI’ 31 MARZO 1950

SEI SCOLARETTE DI BARDI STRAZIATE DA UNA BOMBA 2^ Parte

IERI LA GENTE AL MERCATO DI BARDI SI GUARDAVA NEGLI OCCHI SENZA PARLARE.

Nessuno voleva iniziare le contrattazioni. Intanto adagiata nella brezza del Ragola, scendeva sull’acqua chiara del Ceno l’ombra di Caterina Bozzi.

DAL NOSTRO INVIATO

Fra molti anni qualcuno parlerà ancora del mercato di ieri a Bardi. Racconterà che nessuno aveva voglia di iniziare le contrattazioni, che la gente ferma sulla piazza, giù per le viuzze, si guardava negli occhi senza dire una parola: racconterà che nella valle, sull’acqua chiara del Ceno scendeva adagiata nella brezza del Ragola, il monte delle favole, l’ombra di Caterina Bozzi col suo bianco vestito della cresima.

Chi poteva parlare ieri di fieni, di concimi, di latte, in questo paese che pare ancor più alto staccato dal mondo dopo la sciagura dell’altra sera? Le stoffe colorate pendevano dalle bancarelle; uomini lenti, scuri sotto il monotono, sconsolato piovigginare, ragazzi fermi e ritti lungo i muri, donne dalle guance asciutte, ogni cosa, ogni persona era un elemento isolato, lontano dallo scandire del tempo.

La piccola scolara di Saliceto era nel cuore di tutti i bardigiani, coi suoi capelli ornati di margherite come usano fare le bambine dei monti quando a primavera escono dalla scuola. Caterina Bozzi era irrigidita nella sua morte, fra le pareti della camera mortuaria giù nella città dove non era mai stata e forse un giorno desiderava andare per vedere i tram e i grandi negozi – era ieri la nuova santa di Bardi e tutti i bardigiani, i montanari venuti dalle cascine più solitarie ne parleranno lungo gli anni futuri, sin che nascerà una dolce canzone e i trovatori la canteranno nei mercati.

Le indagini per scoprire chi ha gettato l’ordigno sul bordo della strada intanto proseguono e tutti vorrebbero scoprire un indizio, tutti vorrebbero poter dare un aiuto ai carabinieri. Il fatto non ha linee ben definite, si è svolto fulmineo alla sola presenza delle sei vittime. Le piccole tornavano dalla scuola. Avevano raccolto fiori di campo, cantavano. Caterina Bozzi scorge un oggetto che riluce fra l’erba a due o tre metri dalla massicciata, salta il piccolo fossato, lo raccoglie, lo guarda incuriosita. Le amiche le sono subito attorno; una ad un tratto è presa da un presentimento, grida: “E’ una bomba!”. Poi un attimo, la esplosione. La vampata, il sangue: senza un grido . Sei corpi giacciono riversi sotto la vasta luce del cielo.

I primi soccorsi sono impietriti allo spettacolo orrendo. Da Bardi, appena avuta la notizia della sciagura, giungono i medici Schittone, Paganuzzi e Sidoli. L’opera di soccorso si avvicenda rapida, silenziosa. Parte la prima automobile per l’ospedale di Parma. Essa porta il corpicino inerte di Caterina Bozzi, quella di Luciana Brigati e Vittorina Mazzocchi. Poco dopo parte la seconda con Angiolina Brigati e Maria Pia Bozzi che sembrano meno colpite, meno gravi. Le madri, altri parenti le accompagnano senza parole, senza lamenti. La sciagura li ammutolisce. La speranza che la morte non ghermisca è l’unica luce nei loro occhi. A Saliceto, sui pendii del Ragola, sulla valle scende la sera come un lungo angoscioso stupore. Dalle prime risultanze l’ordigno pare fosse un proiettile d’artiglieria di piccolo calibro: così dopo l’esame di alcune schegge trovate sulla strada. L’individuo che l’aveva per tanto tempo conservato, avuto sentore delle probabili perquisizioni da parte dei carabinieri in seguito ai nuovi ordini impartiti dalle autorità, se n’è liberato gettandolo sull’erba a lato della strada. Nella sua povera mente non è affiorato per un solo attimo , il pensiero che il suo gesto avrebbe portato tanta sciagura. Forse l’ignoto uomo l’ha gettato transitando in bicicletta, per essere più rapido nella sua stupida demenza, per non essere scorto. Come si getta un torsolo di mela.

Ieri, nelle prime ore del mattino, si è sparsa nelle vie di Bardi, per le frazioni più lontane, la notizia della morte di Caterina Bozzi. Poi sono arrivati i giornali a darne la triste conferma. Uomini, donne, bambini si sono messi sulla piazza, sulle stradette ripide, in silenzio.

La pioggia cadeva senza suono sulle case, sulle bancarelle, sui campi che declinano al Ceno. Cadeva sul tempo, sul ricordo di sei bambine che tornavano dalla scuola, sulla chiazza formata dall’esplosione a lato della strada di Saliceto. Una pioggia sottile, senza anima, assente, come era assente e stupito il paese, la sua gente lungo i muri. Una pioggia lieve attorno all’esile ombra di Caterina Bozzi che andava con la sua fanciullezza insanguinata verso un mondo di favole incontaminabili. Uomini, donne e bambini stavano fermi nell’aria immota ieri a Bardi. E attorno alle alte mura del castello il volo solitario di una rondine.

FINE 2^ PARTE

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