VALCENESI DIMENTICATI O…………QUASI. N. 7. BY DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI PARMIGIANI di ROBERTO LASAGNI. (r)

CELLA GIUSEPPE
Bardi 1839
Fondò nel 1839 l’opera pia in Bardi, che poi si intitolò al suo nome. Essa ebbe per scopo di somministrare medicinali e sussidi in denaro ai poveri del paese. Si giovò della rendita di 700 lire annue. All’elargizione del Cella, si aggiunsero in seguito quella del capitano Giovanni Antonio Guglielmani di Bardi, per una rendita annua di 250 lire, e l’altra del maggiore Gaspare Guglielmani, pure bardigiano. Per cui dal 1880 l’istituto si chiamò Opera Pia Cella-Guglielmani.
FONTI E BIBL.: L. Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 120.

CELLA LORENZO
Santa Giustina di Bardi 1836
Fu Prevosto di Santa Giustina in Val di Lecca. Per l’abnegazione e l’assiduità dimostrate nell’assistere e soccorrere i suoi parrocchiani colpiti dal colera nell’anno 1836, venne insignito di medaglia d’argento per i benemeriti della salute pubblica.
FONTI E BIBL.: L. Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 120

CELLA PIETRO
Bardi 9 marzo 1851-Monte Rajo di Adua 1 marzo 1896
Figlio di Giuseppe e di Giuseppa Addoli. Dal Collegio Militare di Colorno (nel quale entrò a otto anni e dal quale fu rimandato alla famiglia al compimento dei quindici anni perché ritenuto fisicamente non atto al servizio militare) passò a quello di Racconigi ove compì gli studi. Si arruolò volontario nell’esercito il 15 febbraio 1872 e prestò servizio prima al Distretto di Piacenza, poi a quello di Palermo ove conseguì il grado di caporale, di sergente e quindi di furiere. Il 30 luglio 1877 fu ammesso alla Scuola Militare di Modena e il 31 luglio 1879 ottenne la nomina a Sottotenente di Fanteria nel 37° Reggimento. Trasferito nei battaglioni alpini del 6° Reggimento, con la promozione a Tenente, nel dicembre 1885, fu assegnato al 10° Battaglione del 4° Reggimento. Le vicende del Corpo lo portarono da un settore all’altro della frontiera. Dimostrò spiccate attitudini all’addestramento dei reparti. Promosso Capitano l’8 aprile 1888, fu nuovamente assegnato al 6° Reggimento Alpini a Verona, dove rimase fino al 20 dicembre 1895. Destinato al comando della 4a Compagnia del 1° Battaglione Alpini d’Africa formato con 954 volontari, tratti da tutti i reggimenti, sbarcò a Massaua il 29 dicembre 1895 e raggiunse, dopo lunga ed estenuante marcia attraverso la valle dell’Haddas, la località di Adigrat, dove si attestò in attesa di ordini. Nella notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo 1896 condusse il battaglione, che faceva parte della 3a Brigata di Fanteria (di riserva), dalle alture di Adi Diché verso Rebbi Arienni. Alle ore 11 del 1° marzo, per l’improvviso incalzare degli avvenimenti, il Cella ricevette l’ordine di portarsi alle falde di Monte Rajo a difesa di quelle posizioni, che gruppi scioani, dopo aver rotto lo schieramento della colonna del generale Arimondi e occupato il Colle Erarà, minacciavano di accerchiamento. Richiesti rinforzi dal 3° Battaglione Indigeni (Galliano), vennero distaccate due compagnie alpine, la 3a e la 4a. Il Cella, che faceva parte della 4a, quale più elevato in grado, assunse la direzione tattica dei due reparti. Raggiunta la posizione designata sul Colle Erarà, tra le Brigate Arimondi e Dabormida, le due compagnie si trovarono subito seriamente impegnate, ma tennero ben salda la posizione sotto l’incalzante minaccia nemica. La 4a Compagnia, spintasi troppo avanti, venne fatta arretrare per costituire un nucleo di maggiore resistenza e di maggiore efficacia di fuoco. Nella lotta, divenuta ben presto furibonda, il Cella fu animatore instancabile per rincuorare i suoi alpini al combattimento, per assistere i feriti e tenere saldamente la posizione. Nell’eroica difesa all’arma bianca, caddero intorno a lui molti ufficiali e soldati. Giunto l’ordine di ripiegamento, e dopo averne disposta l’esecuzione, nel supremo e disperato tentativo di proteggere i superstiti, si prodigò nel combattimento e scomparve nella mischia, trafitto da numerosi colpi. La medaglia d’oro al valor militare concessagli alla memoria con regio decreto 11 marzo 1898, dice nella motivazione: Comandante delle compagnie alpine 3a e 4a distaccate sulla sinistra dell’occupazione di Monte Rajo, le tenne salde in posizione contro soverchianti forze avversarie finché furono pressoché distrutte, e combattendo valorosamente lasciò la vita sul campo prima di cedere di fronte all’irrompente nemico. Il Cella fu il primo alpino decorato di medaglia d’oro al valor militare.
FONTI E BIBL.: L. Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 120-121; Enciclopedia Militare, II, 1926, 847; G. Corradi-G. Sitti, Glorie Parmensi nella Conquista dell’Impero, Parma, Fresching, 1937, 79-81; Decorati al valore, 1964, 16; G. Carolei, Medaglie d’oro, 1958, 46; F. Ferrari, in Gazzetta di Parma 17 marzo 1986, 3, e Gazzetta di Parma 16 febbraio 1987, 10; Delfanti, 69; Dizionario Biografico Piacentino, 1987, 75; T. Marcheselli, Strade di Parma, I, 1988, 152-153.

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