Italo Subacchi bardigiano di 22 anni fucilato a Sidolo. Le sue ultime parole e brevi note biografiche.

CHIERICO ITALO SUBACCHI. BARDI 30 NOVEMBRE 1921 – SIDOLO DI BARDI 20 LUGLIO 1944

(Da sinistra a destra; Bruno Carpanini, Italo Subacchi,  Maurizio Bertorelli classe 1929)

SUBACCHI ITALO, figlio di Carlo e di Pelizza Teresa, nato a Bardi il 30/11/1921, residente in Borgo Mandria n. 11.

Primogenito di Carlino Subacchi, fabbro di Bardi, un paese in provincia di Parma, e Teresa Pelizza, Italo nacque il 30 novembre 1921. Fu seguito da quattro fratelli: Mario, Pierino, Carlo e Giorgio. Prima che Mario compisse sette anni, i genitori morirono per cause naturali.
Entrato nel Seminario vescovile di Parma, fu elogiato per la sua intelligenza aperta, unita a un grande senso pratico e alla bontà di cuore. Il suo desiderio più grande era, dopo aver celebrato la sua Prima Messa, quello di partire per le missioni estere.
Mentre frequentava il secondo anno degli studi teologici, si trovò coinvolto indirettamente nella seconda guerra mondiale. Nel suo diario, intorno all’aprile 1944, scrisse di sentirsi pronto ad accogliere la morte: «Signore, prendimi con Te sulla croce, per essere oblazione pura al Padre, che è nei cieli, e dono ai fratelli di quaggiù».
Il 20 luglio 1944 era ospite della canonica del parroco di Sidolo di Bardi, don Giuseppe Beotti, insieme al parroco di Porcigatone, don Francesco Delnevo, e servì Messa con loro. Essendosi diffuse le voci di una imminente distruzione di Sidolo, la sorella di don Giuseppe, Savina, ritagliò una sorta di bandiera bianca da un lenzuolo. Italo andò a fissarla sul campanile, per indicare che in quel luogo non c’erano partigiani e sperando così di salvare il paese.
Poco dopo, i sacerdoti vennero raggiunti da sei giovani fuggiaschi, che don Giuseppe aveva incontrato la sera precedente, affamati e stanchi per aver pernottato in un fienile. Il sacerdote, ottenuto del pane da una famiglia amica, lo distribuì loro, affiancato da don Francesco e da Italo.
Ma i soldati tedeschi avevano osservato la scena dal campanile del vicino paese di Cereseto: piombati in canonica alle 8 del mattino, chiesero al parroco se vi fossero “banditi”. Avuta risposta negativa, perquisirono la canonica, si fecero dare da mangiare e si allontanarono, accusando i tre di aver dato da mangiare a dei ribelli. Poi, verso le 13, li prelevarono dalla canonica e li collocarono contro il muro di cinta del beneficio parrocchiale, sottoponendoli per oltre due ore, sotto il sole, a ingiurie e interrogatori. Infine, giunse il verdetto: fucilazione per tutti, sia per loro sia per i sei fuggiaschi.
Prima di essere uccisi, presso il cimitero urbano, don Francesco e don Giuseppe si scambiarono l’assoluzione e uno di loro concesse il perdono dei peccati anche al seminarista, poi si abbracciarono pregando.
Le ultime parole che Italo pronunciò di fronte al plotone di esecuzione furono: «Sono innocente di ciò che mi si accusa. Perdono tutti, anche voi che mi dovete ammazzare. Salutatemi il Vescovo e la mamma. Risparmiatemi la testa». I tre vennero uccisi da una scarica di proiettili, ma, mentre i sacerdoti morirono sul colpo, il seminarista protrasse la sua agonia per alcune ore. Come ulteriore oltraggio, subirono un colpo di pistola al cranio, proprio nel punto che il giovane aveva chiesto di non colpire.
Italo Subacchi, insieme ai suoi compagni (per don Giuseppe Beotti il 21 novembre 2010 è stata aperta l’inchiesta diocesana sul martirio) e a don Alessandro Sozzi, padre Umberto Bracchi e don Giuseppe Borea, è stato ricordato in un convegno, intitolato «L’eroismo dei sacerdoti diocesani nella lotta di Liberazione» e svoltosi l’8 ottobre 2005, presso la sede di Piacenza dell’Università Cattolica. Autore Emilio Flocchini

https://www.santiebeati.it/dettaglio/96132

Da: Emilio Silva –  “Don Giuseppe Beotti. Pastore e Agnello” – La Fiaccola – Gragnano PC – 1995

“….Il Subacchi, orfano di padre e madre, non aveva una casa propria. Dopo essere stato accolto negli istituti di Mons. Francesco Torta, era passato al Seminario di Parma, ove frequentava il corso di Teologia. Chiuso il Seminario per l’infuriare dei bombardamenti aerei e per i pericoli della repressione attuata sia dai Tedeschi che dalla polizia fascista, il giovane ripara a Bardi, suo paese natio presso parenti ed amici. Nell’imminenza del rastrellamento lascia Bardi e trova accoglienza da Don Beotti, sempre ricco nella carità…”

BIBLIOTECA COMUNALE DI BARDI, BIBLIOTECA DI BUSSETO, ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA,
SEMINARIO VESCOVILE BEDONIA, BIBLIOTECA DIOCESANA DI FIDENZA

Da: Riccardo Molinari “Montagne insanguinate! : storia di un rastrellamento di guerra nella zona Piacentina-Parmense della Val Ceno e Val Taro – La Spezia : Grafica Lunense – 1965

“…Ma già i tre Sacerdoti giacevano a terra in una pozza di sangue! D. Giuseppe e D. Delnevo, colpiti in parti vitali, erano immediatamente deceduti. Il chierico Italo Subacchi invece prolungò per diverso tempo, tra laceranti contrazioni, la sua prematura fine…”

BIBLIOTECA CIVICA ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA SEMINARIO VESCOVILE BEDONIA – L’edizione del 1947: BIBLIOTECA COMUNALE DI BARDI BIBLIOTECA DI BUSSETO ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA BIBLIOTECA SAVERIANA PARMA

GAZZETTA DI PARMA 19 LUGLIO 2023. BY LAURA CAFFAGNINI

Le radici di un olocausto: ricordo di Italo Subacchi. Biografia di Vittorio Rolandetti

Montagne insanguinate. Il rastrellamento in Val Ceno-Val Taro. Luglio 1944

SIDOLO DI BARDI 20 LUGLIO 1944. MONTAGNE INSANGUINATE. ITALO SUBACCHI NELLA POESIA DI DAVID SUBACCHI.

 

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