“IL MULATTIERE BAMBINO E I BRIGANTI NELLA NOTTE DI BETTOLA”. Un racconto di Amanda Marzolini

IL MULATTIERE BAMBINO E I BRIGANTI NELLA NOTTE DI BETTOLA

 Racconti (e immagini) di Amanda Marzolini tra le provincie di Piacenza, Parma e comuni….che non esistono più

C’era una volta un mulattiere bambino che tornava a casa con gli animali dopo la fiera di Bettola. Ma prima vi racconto chi era e come era arrivato li.
Si chiamava Giovanni Tiramani, era di Boccolo Noce (ora comune di Farini, allora comune di Boccolo Tassi PC, n.d.r.) ed era rimasto orfano del papà Bartolomeo, del quale era il figlio prediletto, nel 1921.
Purtroppo dopo la dipartita del papà, la mamma mandò a lavorare 2 dei figli piu’ piccoli, Giovanni e appunto Cesare. Si, perché a quel tempo i bambini lavoravano, erano chiamati “famu’”, e andavano “per famei”, ovvero erano bimbi affamati che andavano a servizio presso le case dei possidenti terrieri locali o fuori regione.
La mamma aveva trovato i padroni a cui mandare i figli durante i mercati e le sagre, come si faceva da secoli.
Cesare fu fortunato e la famiglia presso cui serviva, era solita mandarlo a casa in permesso, carico di cibi oggetti utili per la casa.
Giovanni invece, con uno scarponcino e uno zoccolo ai piedi ( una scena simile si vede nel film l’albero degli zoccoli) , andò a servizio da una donna terribile chiamata Santina, che di santo non aveva nulla. Spesso Giovanni trovava la padrona intenta a tradire il marito nel fienile in comiche scene e la stessa rubava le mance che il parroco dava a Giovanni per il latte che consegnava.
Il piccolo Giovanni parlava dialetto ed apostrofava in modo colorito la sua discutibile padrona.

Quella donna, come molti altri al tempo, non aveva pietà dei figli poveri degli altri , imponendo maltrattamenti, orari prolungati e anche viaggi pericolosi di giorno e di notte. 

Fu così che Giovanni fu mandato con i muli carichi di merce , alla famosa fiera di Bettola e una volta consegnata la sua merce, si rimise in viaggio verso casa, ormai all’imbrunire.

Se avete l’abitudine di percorrere gli appennini piacentini, saprete benissimo quale lunga rete di strade separa i comuni e le frazioni, immaginate quindi come dovevano essere lunghe le strade percorrendole con i muli…

Giovanni, dotato solo di una lampada ad olio e con la compagnia dei muli, ad un certo punto si fermò… o meglio fu fermato da due loschi figuri…erano i briganti!!
Ebbene si : anche nei nostri Appennini vi erano i briganti che si appostavano nei punti focali degli svalichi, in zone strategiche per derubare mercanti, viaggiatori, possibilmente soli.

Giovanni aveva paura: uno dei briganti gli disse la famosa frase “ O la Borsa o la vita!”
Poi uno dei due si avvicino’ con la propria lampada e vide la figurina di un bambino di 7 anni, malnutrito, malvestito e abbandonato a se stesso.
Disse al collega : “Fermat, l’è on ragass” – “fermati, è un bambino”.

I briganti quindi lasciarono andare Giovanni e muli, con i compensi che si portava dietro, forse intuendo che senza soldi il bambino sarebbe incorso in guai padronali…

Un atto di pietà quindi dei due malviventi, mentre Giovanni sveltiva il passo per tornare a casa.

Credo che in quei momenti, pensasse che suo padre Bartolomeo, fosse diventato il suo angelo custode. Come vedremo nei prossimi racconti, quel padre gentile , dall’alto, aiuterà ancora il figlio a sopravvivere a pericolosissime avventure, soprattutto durante la II Guerra Mondiale.
Sono passata anche io nei posti che mio nonno Giovanni percorreva da bambino, ogni volta penso a questa ed a mille altre storie che raccontava, con un sentimento nostalgico difficilmente spiegabile.
Qui ne ho voluto imprimerne la memoria, come se ogni storia scritta mi portasse indietro nel tempo, quando era Giovanni in persona a narrarle.

Amanda Marzolini

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