VALCENESI DIMENTICATI O…………QUASI. N. 40. BY DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI PARMIGIANI di ROBERTO LASAGNI. (r)

TERZI FRANCESCO
-Fornovo 6 luglio 1495
Fu Capitano del Duca di Milano. Fu ucciso nel fatto d’arme del Taro. Fu sepolto con la seguente epigrafe: Clauditur hoc tumulo Francifcus Martis alumnus, Tertia cui dederat ftirps celebrata genus. Barbara cum premeret Gallorum corpora ferro, Pro patria certans fortiter occubuit.
FONTI E BIBL.: B. Angeli, Historia, 1591, 462 e seguenti.

TOMASI ACHILLE
Fornovo 1846-Fornovo di Taro 1 febbraio 1919
Per otto anni studiò musica a Busseto con Antonio Rusca e a Parma, col Rossi, studiò contrappunto e composizione. Intraprese poi la carriera di maestro concertatore e direttore d’orchestra a Parma. Diresse al Teatro Campanini di Parma, a Milano, a Genova (al Carlo Felice ebbe l’incarico dal Gomez di curare l’esecuzione del Guarany), a Venezia, a Nizza (per tre anni consecutivi) e quindi a Caracas. Da Caracas passò a New York, ove rimase venticinque anni, dirigendo le più importanti orchestre (per otto anni tenne la direzione della grande Compagnia Emma Albott, colla quale percorse trionfalmente tutte le città degli Stati Uniti). Prese parte alle tournée di concerti di Carlotta Patti, delle De Murska e Mapleson, rivelandosi oltretutto compositore fecondo e geniale.
FONTI E BIBL.: C. Alcari, Parma nella musica, 1931, 189; B. Molossi, Dizionario biografico, 1957, 146-147.

TONI FRANCESCO BERNARDINO
Pellegrino 1708/1729
Dal 1708 alle 1729 fu notaio in Pellegrino. Andò poi ad abitare in Parma.
FONTI E BIBL.: A. Micheli, Giusdicenti, 1925, 20.

TONI GIOVANNI FRANCESCO BERNARDINO
Pellegrino 1653/1673
Notaio in Pellegrino, dal 1653 al 1673 fu procuratore Ducale in Piacenza.
FONTI E BIBL.: A. Micheli, Giusdicenti, 1925, 20.

TROMBETTI DOMENICO
Bardi-post 1712
Dottore. Fu Podestà di Borgo San Donnino nell’anno 1712.
FONTI E BIBL.: G. Laurini, Borgo S. Donnino e i suoi capi civili, 1927.

TROMBETTI MANFREDO
Bardi 1751/1765
Conte, fu elevato alla carica di Governatore di Piacenza nel 1765, carica che tenne anche negli anni successivi. Lasciò onorevole ricordo di sé per alcuni leggi annonarie e per l’impulso dato all’industria serica piacentina. Il Trombetti è pure ricordato quale letterato e latinista forbito (il Bonora lo accenna nei suoi Ricordi di letteratura patria).
FONTI E BIBL.: L. Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 445.

VACCARI GIUSEPPE
Bardi 12 aprile 1918-Russia 19 dicembre 1942
Figlio di Andrea.Caporale maggiore del 6° reggimento bersaglieri, fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione: comandante di squadra, durante un intero ciclo di operazioni, si distingueva per ardimento durante un violento combattimento; caduto in una imbascata reagiva prontamente contrassaltando alla baionetta e infliggendo al nemico gravi perdite. Rimasto gravemente ferito, invitava i difensori a resistere (fronte russo, 9 agosto 1942).
FONTI E BIBL.: Decorati al valore, 1964, 18.

VENTURINI ADELCHI
Viazzano 7 novembre 1843-Viazzano 15 maggio 1902
Figlio di Amadio e Celeste Grossardi. giovanni Grossardi, il nonno materno, fu in esilio in Francia dopo i fatti del 1831. Un esilio vissuto con quello spirito alfieriano che lo aveva già animato durante la detenzione a Parma (dal 1822) e successivamente nel forte di compiano (dal novembre 1825 al maggio 1828) per la sua partecipazione ai complotti carbonari del 1821. Nel 1833, pochi anni dopo quelle vicende, il futuro genero di Giovanni grossardi, Amadio Venturini, fu podestà di Varano Melegari per decreto della duchessa Maria luigia d’Austria. Una nomina che premiò anche una fedeltà personale e familiare. Riesce davvero difficile capire come un’unione tra due famiglie così separate dalla politica fosse possibile, se non si ricorda il clima di tolleranza che un governo assolutista ma mite alimentava nel Ducato. Il Venturini giunse particolarmente desiderato dai genitori, provati dalla morte in tenera età di figli nati in precedenza. L’amore e l’ansia, soprattutto di Celeste, si riversarono così sul Venturini, generando lo specialissimo rapporto con la madre, confidente e suggeritrice preziosa nei momenti difficili delle scelte importanti. La prima di queste avvenne nel 1854, quando il Venturini entrò nella Reale Accademia di Belle Arti di Parma. Certo non si trattò della scelta autonoma di un bambino di dieci anni. probabilmente i genitori assecondarono quella che a loro parve la naturale inclinazione del figlio. Gli anni dell’Accademia permisero, attraverso l’insegnamento di maestri come Luigi marchesi e Pier luigi Montecchini, l’acquisizione delle tecniche necessarie, ma propiziarono anche amicizie durature, come quelle con giorgio Scherer e con Giuseppe Ferrarini. Dopo l’interruzione dovuta alla seconda guerra d’indipendenza, il Venturini cominciò ad avere i primi contatti di artista col mondo esterno. Furono gli anni della partecipazione al concorso dell’Accademia, culminati con l’assegnazione del primo premio nel 1862. Sebbene proprio a proposito del concorso il Venturini scriva, il 21 giugno del 1862, alla sorella Virginia in termini ironici (io sarò sempre tenacemente lo stesso seccatore, scrittore, pittore, macchiettista, smoderato, ed a momenti campagnolo sfegatato! Burasca era a lavorare nel suo quadro concorsale navigliale e cannalesco), alla prova della realtà esterna la sua inquietudine aumentò. Nacquero le prime rivalità, come quella con Camillo Scaramuzza, a proposito del quale scrive alla madre il 3 maggio dello stesso anno: s’io potessi mi anderebbe molto a sangue il poterlo persuadere ch’egli non è poi mica un gran pittorone come si crede di essere. Ma, soprattutto, nacquero l’ansia di fare qualcosa che restasse e con essa il dubbio angoscioso di non riuscire. diciottenne (20 giugno 1862) scrive alla madre: ma io non mi illudo, una carriera un poco brillante forse è troppo tardi per poterla sperare: ma non dispero però di poter un giorno levare il mio nome dall’oblio universale! Dio mio s’io dovessi persuadermi che, morto io, discendesse con me nel sepolcro il mio nome: t’assicuro che vorrei innanzi persuadermi di morire domani. La lettera continua con questo tono e pare sufficiente per credere che il Venturini, forte della fiducia e della stima del suo maestro Luigi Marchesi, credesse molto nella sua arte. Seguirono i primi viaggi: a Torino nel 1864 per l’Esposizione di Belle Arti e poi nel 1868 attraverso tutta l’Italia. Sempre riportò le proprie emozioni e impressioni di uomo e di artista alla madre. A Viazzano, nella grande casa di solido e tradizionale impianto, si ricavò il suo piccolo angolo di bohème verso il giardino. In quelle stanze ricevette le sue prime impressioni del Venturini artista la futura moglie, Albertina Rossi. Nel suo diario la Rossi descrive (5 ottobre 1872) la sua visita a Viazzano: suonai un poco e non mi mossi che per vedere la camera e lo studio di Adelchi, senza però che io avessi osato richiederlo. Da ogni parte si vedevano tracce dell’arte in mezzo ad un disordine che aveva pure dell’artistico. Nel 1876 avvenne il matrimonio, seguito dalla nascita di due figli: Giulio e Margherita. Dopo il matrimonio, la vita del Venturini sembra scandita più dalle occupazioni della campagna che dalla sua attività di artista. Anche i viaggi divennero rari e spesso per motivi di salute, a Tabiano o a Recoaro per le cure termali. Non abbandonò però del tutto gli interessi artistici. Nel 1881 visitò l’esposizione a Milano. La maggior parte della sua attività di artista si rivolse soprattutto alla vecchia casa di famiglia, cui apportò modifiche sia architettoniche che pittoriche. Intervenne nella struttura della casa creando un nuovo ingresso e modificando e restaurando gli altri edifici che compongono il complesso della corte. All’interno affrescò il nuovo ingresso e un salottino adiacente con paesaggi lussureggianti ed esotici, decisamente diversi da quelli che compaiono nei suoi quadri. costruì porte in legno e vetri multicolori che collocò nella casa di Viazzano e in quella di campagna dei Rossi, a Varano Marchesi. La sua vita, divisa con tormento tra occupazioni pratiche e interessi artistici, è descritta implicitamente in una lettera che la madre gli inviò in quegli anni: tu non hai l’animo tranquillo. Mettiti in pace con tutto e con tutti. Tu . Arrigonipuoi certamente lavorare, ma molti sono i modi di lavorare, curando le cose tue. Per passatempo puoi occuparti d’arte ma la tua intelligenza ti additerà se meglio convenga seguire le orme tranquille e oneste del padre o la vita incerta dell’artista. L’amico Emilio Casa riuscì tuttavia a risvegliare ancora in lui l’artista e il nipote del carbonaro. Richiesto infatti di eseguire i ritratti dei carbonari parmigiani, il Venturini si mise all’opera recuperando gli originali con l’aiuto di Casa e, per quello del nonno, dello zio Cassio che, a memoria, disegnò la figura del padre Giovanni perché fosse di spunto alla rielaborazione del Venturini. Il 6 maggio 1886 Casa si dichiarò gratissimo per i ritratti dei carbonari, fatti con disinvoltura e nella maniera che si conviene per la illustrazione di un libro. Quest’ultimo, però, uscì solo nel 1904: troppo tardi perché il Venturini potesse vederlo. Il Casa lo coinvolse ancora nell’esecuzione dei ritratti dei Farnese, ma gli anni migliori (inquieti ma non privi di speranze) erano definitivamente trascorsi. La morte dei genitori (Celeste nel 1879 e Amadio nel 1881) aumentarono la sua malinconia e l’introversione e la morte della moglie Albertina per febbre tifoidea a soli 39 anni, nel 1891, le accentuò, nonostante l’affettuosa presenza dei figli e di amici come Giorgio Scherer. Gli ultimi anni trascorsero così, tra malinconie e ricordi, nel rimpianto di una vita divisa tra aspirazioni contrastanti. Il primo saggio che rivelò le attitudini artistiche del Venturini fu Canale naviglio nell’interno di Parma, che eseguì all’età di circa sedici anni, ottenendo il primo premio in gara con altri giovani pittori, tra cui francesco Scaramuzza.Mentre nella Visita alla casa dei contadini l’influenza del Marchesi e dello Scherer si fondono, nell’opera Il giuoco della moscacieca, un simpatico e animato gruppo di famiglia, e nell’altro Giovanetta che osserva un signore a cavallo, le figure diventano protagoniste dei dipinti.Ma via via il Venturini acquistò la propria indipendenza e aprì la serie dei piccoli capolavori in cui le figure da protagoniste assumono un’importanza complementare rispetto al paesaggio.Così le espressioni migliori dell’attività del Venturini si rivelano nei numerosi paesaggi e in particolare nella Vallata del Ceno, uno dei capolavori della paesistica parmense della seconda metà dell’ottocento, sia per la sostanziosa struttura plastica, che per la graduale conquista dello spazio e della luminosità.Sono da ricordare del Venturini anche numerosi ritratti di famiglia, non tutti sullo stesso piano artistico.Qualcuno però, come nel Ritratto della Madre, denota qualità plastiche determinanti, che trovarono più tardi sfogo in alcune manifestazioni scultoree.
FONTI E BIBL.: G. Copertini, Pittura dell’Ottocento, 1971, 134-136; C. Ricci, La Regia Galleria di Parma, Parma, 1895; A. Sorrentino, La Regia galleria di Parma, catalogo, Roma, 1931; G.Copertini, Adelchi Venturini, artista poco noto, in Gazzetta di Parma 23 gennaio 1968, 3; Dizionario Bolaffi pittori, XI, 1976, 288; Aurea Parma 2 1981, 184-188; A.Musiari, Adelchi Venturini, un pittore patrizio del secondo Ottocento, Parma, 1994; B.M. venturini, in Adelchi Venturini, 1994, 9-14.

CONTINUA GIOVEDI’ E DOMENICA

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