I CASTELLI DELLA VALCENO. IL CASTELLO DI GRAVAGO E LE CAMINATE (Bardi). 2^PARTE

Note a cura di Giuseppe Beppe Conti

Gravago è stato in quel periodo il punto strategico centrale di Ubertino, poiché con esso aveva libero il passo verso il castello di Compiano e il Bedoniese, dove dominavano i Lusardi ed i Granelli, e con aspre mulattiere di breve percorso giungeva a Gusaliggio e a Landasio, i forti manieri dell’altro fiero ghibellino Oberto Pallavicino, che Ubertino poteva considerare a ragione il suo vicin più grande fra i tanti amici sparsi per la montagna. E da Gravago era breve il passo alla Tosca, attraverso la quale egli si teneva aperto il passaggio per Fornovo e per Parma. Ed alla Tosca, (che era uno dei luoghi forti che spalleggiava Gravago), Ubertino aveva acquistato da anni molti terreni e diritti. Con atto di Giovanni da Rallio del 20 agosto 1253 acquista da Guglielmo da Bedonia un “casamentum positum in castro tusche prope turrim qui solebat esse in dicto castro”. E più innanzi da Guido Pancia di Gravago quanto esso aveva ottenuto nella investitura, ogata da Giacomo da Bardi a Piacenza il16 giugno 1213, da Johannes Porcus de Tuscha et Obertus eius filius e particolarmente ” Tota terra Groppi Marcellini qualis sit,et quanta et ubicumque decurati in castrum et extra castrum”. Anche quando più tardi Ubertino preferisce altri soggiorni, continua in queste terre le investiture ai suoi fedeli.

Le numerose milizie volontarie assoldate da Ubertino erano sparse evidentemente nelle varie rocche, castelli e case forti fatti sorgere a non grande distanza da quello di Gravago, per difenderlo più agevolmente in caso di bisogno. In esso si dovevano custodire anche i prigionieri fatti in quelle terribili guerriglie. Ricorda,ad esempio, il Locati (De Placentiam urbis origine, Cremonae, 1564), come un giorno Ubertino assalisse Carpadasco, tenuto dai nemici e datolo in sacco ai suoi soldati, condusse a Gravago dodici cavalli leggeri e sessanta fanti fatti prigionieri in quello scontro.

Ma oltre al Castrum della Tosca, alla rocca che era suI monte,ed al castello sopra Mariano, più scomodo ma non lontano, (la località si chiama anche ora Castello) vi erano senza dubbio altre case-forti sparse nella Val Noveglia.

Qua e la fra i casali di Gravago si trovano anche oggi mura colossali; più o meno

rovinate, ed altre che affiorano attraverso case d’abitazione o rustici edifici.

E così nell’appendice opposta a quella di Gravago, ma non a grande distanza e precisamente ove si trova la chiesa di Campello, sorgeva allora una forte costruzione che dominava più da vicino la rocca di Bardi, vigilandola anche come vedetta o guardiola. Resta tutt’ora il nome di Caminata e si trova segnata nella carta dell’Istituto Geografico militare a quota 535. Ma che poco o nulla rimanga è spiegabile giacché le case vicine e forse la stessa chiesa sorsero con il materiale di quelle muraglie, che scomparvero poco per volta aiutando a far sorgere modeste abitazioni più consone alla vita agricola di quelle terre. Esiste inoltre sul versante vicino al Castello un’altra casa-forte, anche se ora e adattata in parte a fabbricato rustico. Ma il lato verso levante e tutt’ora rimasto integro, e ciò dimostra come essa fosse piccola rocca tale da essere considerata come vera e propria succursale del Castello. Probabilmente in essa risiedeva Ubertino come sua più comoda abitazione, salvo ritirarsi al Castello quando le vedette sparse per la valle davano notizia di qualche movimento nemico.

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