Il Cantamaggio di Credarola, in Valceno. By Mauro Delgrosso.

DI MAURO DELGROSSO.

Il Cantamaggio tradizionale, come si é sempre celebrato, dalla notte dei tempi. Con le compagnie di cantanti, dei celebranti, che, dal tramonto del 30 aprile fino all’alba del 1° maggio, si spostano di casa in casa, di frazione in frazione, per cantare la gioia della nuova primavera, della nuova vita. E’ quello che celebra il gruppo di Credarola, attivo in alcune frazioni nei dintorni di Bardi. Il ritrovo, appena dopo il tramonto, a “Bagni di Credarola”, nella casa di un organizzatore, per i primi canti, le prime fisarmoniche; e poi i “Murelli”, sotto una pergola, sotto una pianta centenaria. Tappa ai “Raffi”, sempre di Credarola. Un breve viaggio in auto, in uno sterrato, fino ai Cabriolini, dove quella che fu per secoli un’osteria, ora é diventata un’accogliente sala domestica. I Porelli, dove un’anziana signora si affaccia sull’uscio di casa, per una frazione di un attimo, per offrire la bottiglia di vino di rito, con tanta modestia, con tanta riconoscenza. Il momento di Pareto, dei suoi muri antichi, delle sue tante vicende umane, ora che la solitudine é l’unica compagna degli ultimi abitanti. Il rito si ripete, le canzoni, l’offerta di ogni ben di Dio, di ogni prodotto tipico, come in ogni tappa. Un trionfo di torte di patate, di erbe, di focacce, di salumi nostrani, di formaggi stagionati. I dolci della tradizione, i vini, in grandi quantità. Ai “Pilati”, in mezzo ad un anfiteatro di case, che un tempo contavano centinaia di persone, una frazione che nel dopoguerra vedeva la presenza di due scuole, l’accoglienza é organizzata da un gruppo di anziani e da alcuni emigrati, che sono tornati dall’estero, ancora affascinati dai luoghi delle loro radici. In certi momenti dell’inverno restano solo in sei, con qualche metro di neve fuori dalla porta. Un altro trasferimento, ed ecco Scopolo, con la sua bellissima chiesa, con le tante case restaurate, ora utilizzate soprattutto on estate, quando la frazione torna ad essere piena di vita, piena di persone. Anche qui, i resti di un’antica osteria, ridotta ad abitazione dopo i grandi fenomeni migratori, é il punto di ferma: l’aroma di una pizza appena sfornata, diventa indimenticabile, come a anche la torta di patate. Le mattonelle di un piazzale invitano al ballo, sotto le stelle, sotto la luna, quasi piena. Si riparte, la mezzanotte é passata da un bel po’. E’ la volta di Ponte Lecca, di una bella casa, dove due pensionati hanno la gioia negli occhi, per la visita.. Un altro trasferimento, verso Bardi, verso il caseificio: vino, pane e formaggio Parmigiano, sono gli ingredienti principali. Con tanto di sveglia anticipata per il casaro. Giusto il tempo di salire in auto, per arrivare al forno di Bardi, in piena attività: il profumo del pane fresco si mescola a quello della pizza. Un attimo e compare un tavolo, ricco di ogni ben di Dio, di ogni prelibatezza. Si stappano une mezza dozzina di bottiglie di vino rosso, nessuno si tira indietro, nonostante il tour precedente. Ancora una paio di fermate, intorno a Bardi, per finire, quasi all’alba, alla “Carpana”. Poi tutti i casa: chi ha un lavoro “normale” potrà dormire, per la festa del Primo Maggio; chi ha la stalla, inizierà a mungere, come ogni giorni dell’anno. Senza batter ciglio.

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