Prigionia bellica ep.1 – Fuga dal treno, spie e botte a Innsbruck – L’armistizio estremo per un figlio della Val Nure. Un racconto di Amanda Marzolini

Foto. Particolare campo di concentramento di Buchenwald. Cancello con scritta: “Jedem da seine – A ciascuno il suo”

Prigionia bellica ep.1 – Fuga dal treno, spie e botte a Innsbruck – L’armistizio estremo per un figlio della Val Nure. Un racconto di Amanda Marzolini

Torno da voi, con un racconto avventuroso ambientato nel 1943, anche in quel caso la sopravvivenza era a rischio, ma Bartolomeo e molti santi vegliavano su Giovanni. Nell’ estate del 1943, per l’ottavo anno della sua vita, Giovanni era impegnato nell’esercito, reparto cavalleria, a Torino. Lì era di guardia al Cottolengo, del quale prima conobbe il dramma dei suoi pazienti, e poi gli effetti del bombardamenti sull’ospizio. Giovanni ci teneva molto anche da anziano a passare il concetto del rispetto e cura dei deboli dopo l’esperienza al Cottolengo. Oltre 70 anni dopo, ho voluto passare dove si trovava il Cottolengo, per omaggiate quel ricordo di umanità..

Tornando a quei momenti, già’ da luglio e agosto tirava una brutta aria perché gli anglo-americani bombardavano senza se e senza ma, sia i monasteri che gli ospedali, ospizi civili e militari… come è giusto sapere.

Nel mentre, il nostro esercito era abbandonato dal Re e dagli altissimi comandi. Mussolini era stato rimosso. l’8 settembre 1943, l’Armistizio, rese le cose durissime per i nostri soldati e civili, che si trovarono ad affrontare l’offensiva tedesca dopo quella anglo-americana… o entrambe insieme!

Nei reparti piemontesi, il nonno Giovanni quindi se la vedeva brutta; con molti suoi compagni… furono catturati dai tedeschi e caricati su un treno diretto in Germania nei campi di concentramento. Far parte del futuro 10% di sopravvissuti sarebbe stato un miracolo.

Arrivati in Austria all’altezza di Innsbruck, un Giovanni stremato, tenta il colpo grosso buttandosi giù dal treno, con una scena degna di un’action movie, rovinando su terra e sassi, con un grosso taglio su una mano di cui la cicatrice era ancora visibile 70 anni dopo.

Dolorante si avviava in boschi scuri, sconosciuti e oscuri, come una sorta di bambino delle fiabe che sapeva di incontrare non più’ briganti benevoli ma lupi, infatti trovò due ragazze, che erano proprio lupi travestiti da agnelli.. erano conciate da crocerossine ma con intenzioni criminali.

Le due promisero cure e soccorso allo stremato Giovanni ma in realtà lo consegnarono al posto di blocco nazista di Innsbruck, svelandosi come spie di regime. Se l’abito non fa il monaco è però usato per farlo sembrare molto credibile…

Al comando nazista di Innsbruck, botte su botte colpirono Giovanni, ricondotto a forza su un altro treno merci diretto nei campi di concentramento prima di Ohrdruf (Weimar) e poi Buchenwald (Ettersberg). Iniziò così la nuova odissea di prigionia che si concluderà nel novembre del 1945.

Per puro miracolo cadde tutto sommato bene dal treno, sopravvisse alle botte e come vedremo nei prossimi episodi, resistette anche ai Lager. In un certo senso sono sopravvissuta anche io in quegli anni, molto prima di nascere, perché come mi piace dire, esisto perché il nonno ha vissuto e avuto figli e poi nipoti.

Quel salto estremo dal treno, la dice tutta sul coraggio, sulla pazienza e l’istinto, sui finti aiutanti ma anche su una provvidenza che infine scalcia via il male e interviene se ci credi per davvero.

Prossimamente, gli altri racconti vi faranno scoprire un’ altra storia che non si racconta sui libri ma si apprende dai vecchi.

Amanda Marzolini

 

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