“La valigia delle cose belle”. Un nuovo racconto dell’amica Patrizia Manni, figlia dell’Appennino Abruzzese ma molto…vicina.

LA VALIGIA DELLE COSE BELLE

Quante cose pulite, quante Persone pulite ho avuto la fortuna di conoscere…
Dentro di me restano:la neve, le rondini che a primavera giravano
attorno alla Torre Medievale, il suono delle campane che ora il
terremoto ha soffocato, l’emozione che provavo a vestirmi in costume
antico, il piacere che provavo a sentire il laccio del corpino
stringersi fino all’ultimo occhiello. Sentivo un orgoglio
ineguagliabile nello sfilare in corteo, sotto all’arco bellissimo del
Medioevo.

Mi regalarono una piccola valigia, avrò avuto 6 anni, conteneva un
piccolo telaio tondo, i fili, l’ago e dei corallini per fare collane,
una tronchesina ed una pinza, avevo imparato da poco a scrivere e
così ci scrissi sopra con la penna rossa : LA VALIGIA DELLE COSE
BELLE. La tenevo sotto al letto e prima di dormire l’aprivo sempre,
ogni volta che mi procuravo del materiale utile l’aggiungevo, era
diventata il mio piccolo laboratorio. Mio padre si trovava sempre a
constatare che qualche pezzetto di filo di rame gli mancava dal tavolo
di lavoro, e finiva lì, nel mio piccolo tesoro, insieme ai ritagli di
stoffa che mi regalavano le nonne. Dopo tanti anni vorrei rivederla
la mia valigetta e adesso so perché mi fermo sempre a guardare nelle
vetrine i trolley, gli zaini… Era un amore vero e proprio…aprirla,
ogni volta, mi dava un’adrenalina pazzesca, mi torna il tuffo al cuore
anche ora che ci penso. Com’eravamo puliti nel credere alle storie, a
non mangiare la “palmella” prima di Pasqua, eravamo bellissime, noi
tutte, che ridevamo per cose semplici…in quel mondo
di fiaba.
Ecco, non posso nominarvi tutti, ma tutti siete qui oggi, con me,
coi vostri genitori, i nonni…mi rendo conto che era, è, la nostra,
una GRAN FAMIGLIA.  Mi direte che non torno che raramente, avete
ragione ma non sopporto più vedere quelle strade vuote, le case senza
luce…mi fa male non vedere più Giustina mentre scendo a casa, non
incontrare la mia saggia amica Marianna.  Mi manca il suono del
campanello che mi annuncia Ada o zia Cleonice con zio Antonio,
salutare Olimpia e, più su, Tonino, che affacciato alla finestra, mi
riconosceva dal passo e mi chiamava prima di vedermi.Mi sembrano
pulitissime le nostre cose, viste da qui, da una capitale meravigliosa
ma sfatta dal luridume dei poteri. Ecco, volevo raccontare questo: la
gran voglia di fare, nella semplicità di gesti solidali e caldi. La
vera Gente, il Popolo da cui provengo…e questo per me, vale più di
qualsiasi medaglia d’oro al mondo… Ed ecco che qui torna la VALIGIA
DELLE COSE BELLE….quella che resta dentro di me ed ogni volta che si
apre è il vero scrigno di un tesoro che vede solo chi lo vuol
vedere…… Patrizia Manni

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