MAMMIFERI IN APPENNINO. RICCIO

Impossibile non conoscere il riccio (Erinaceus europaeus), un piccolo mammifero molto comune anche nelle nostre città! Se una volta apparteneva, assieme a talpe e toporagni all’ampio ordine degli insettivori (Insectivora), oggi a fronte di recenti studi genetici e morfologici quell’ordine è stato “sciolto”. Il riccio appartiene attualmente al piccolo ordine “dedicato” degli erinaceomorfi (Erinaceomorpha), comprendente solo 24 specie conosciute. E’ una delle quattro specie appartenenti attualmente al genere Erinaceus, ed è la specie più comune in Europa. In Italia è comune dappertutto. Viene a volte confuso con l’istrice (Hystrix cristata), con cui invece non c’entra assolutamente nulla. L’istrice appartiene infatti all’ordine dei roditori (Rodentia). Entrambi gli animali vengono chiamati, a seconda della zona, col generico nome di “porcospino”. Si tratta di un animaletto crepuscolare e notturno, fondamentalmente carnivoro e predatore ma all’occorrenza onnivoro: può nutrirsi di insetti, artropodi vari, lombrichi e lumache, ma anche di frutta, bacche e funghi. Raggiunge a stento i 20 cm di lunghezza, ed è ricoperto da corti aculei…che altro non sono che peli modificati. Un esemplare adulto può possederne fino a 6.000, sono lunghi circa 2 cm, affilati, robusti, cavi e flessibili. Forniscono al riccio protezione da predatori e da urti e cadute. Grazie agli aculei il riccio è istintivamente piuttosto sicuro di sè quando di notte procede alla ricerca del cibo. Un’apparente temerarietà che però non lo salva nell’impatto con gli autoveicoli, la principale causa di mortalità di questo piccolo mammifero. Impariamo a conoscere un po’ di più il riccio, ricordandoci di stare sempre attenti quando guidiamo di notte!

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