CORREVA L’ANNO 1960. TREMENDA SCIAGURA IN UNO SPERDUTO CASOLARE DI CASANOVA DI BARDI. 1^ PARTE

GAZZETTA DI PARMA MARTEDI’ 20 DICEMBRE 1960 –PRIMA PARTE

FRATELLO E SORELLA MUOIONO SOTTO LE MACERIE DI UN FIENILE CROLLATO A CAUSA DELLA PIOGGIA.

LE DUE VITTIME, RISPETTIVAMENTE DI 21 E 15 ANNI, AL MOMENTO DEL CROLLO STAVANO PRELEVANDO FIENO PER IL BESTIAME. FIN DA GIOVEDI’  SCORSO IL FIENILE AVEVA DENUNCIATO UN PREOCCUPANTE CEDIMENTO. I GIOVANI ERANO ORFANI DEL PADRE, PERITO NOVE ANNI FA IN UNA DISGRAZIA SUL LAVORO. LO STRAZIANTE DOLORE DELLA POVERA MADRE. LA COMMOVENTE SOLIDARIETA’ DEI VALLIGIANI..

In uno scenario di desolazione assoluta, una sciagura si è abbattuta come una folgore su una povera famiglia di montanari: due ragazzi, due giovanissimi fratelli, hanno trovato un’orribile morte sotto le macerie di un fienile pericolante addossato alla loro casa , una misera casa di montagna sperduta in mezzo ai monti del Bardigiano. La tremenda disgrazia è avvenuta improvvisa verso le 16,30 del pomeriggio di ieri, un pomeriggio tetro, umido come tutti i giorni di questo inverno che condanna famiglie sperdute fra campi fradici di pioggia, mulattiere che sono diventate torrenti di fango e case rese pericolanti dall’instabilità del terreno, lontane da ogni centro abitato. Le due vittime. Rina Cavedaschi di 15 anni e il fratello Renzo di 21, ora giacciono pietosamente composti dai vicini in una angusta stanzetta fumosa, l’una vicino all’altro, distesi su due rozze cassapanche. Solo oche ore prima erano ancora il sostegno della povera famiglia; assieme alla sorella di 17 anni vivevano con la madre Felicita Solcati di 45 anni, una donna di Varano Melegari che nove anni fa era rimasta vedova per un’altra disgrazia in cui era perito il marito Albino. Rina e Renzo abitavano inm una casa di pietra a Costa di casanova, un paese raggiungibile solo con la jeep per mulattiere che sembrano letti di torrenti, irti, melmosi, colmi di sassi, solcati improvvisamente da rii. Casanova è a 10 km da Bardi ed a sette da Varsi; il che vuol dire che ben raramente i due giovani riuscivano a vedere, nei lunghi inverni della loro desolata montagna, paese veri e propri. Le piogge che cadono senza tregua da giorni, da settimane sui monti, avevano impregnatole loro magre terree ancora giovedì scorso una parte della loro casa aveva mostrato di non resistere agli anni, ed agli assalti del maltempo; proprio il fienile che ieri pomeriggio è stato la loro tomba, giovedì scorso aveva cominciato a cedere e presentava ormai crepe paurose. Con la rassegnazione paziente dei montanari, Rina e Renzo ieri, ancora una volta, l’ultima, sono andati nel fienile. Era già buio sulla valle del ceno e i due fratelli facendosi luce con una pila si erano avviati verso la costruzione stretta fra la loro casa e quella della loro zia Luisa Romanisti mentre il fratello prendeva erba per le tre mucche, l’unico patrimonio, il solo reddito della famiglia Cavedaschi, Rina teneva la torcia in mano e illuminava l’angusto fienile. Ad un tratto è avvenuto il crollo. Il tetto del fienile che sovrastava una specie di magazzino posto sopra al fienile stesso ha ceduto di schianto; le pesanti travi si sono accatastate, hanno premuto col peso sul pavimento  di quel sottotetto; poi anche le mura, ormai prive di ogni sostegno, hanno ceduto e ogni cosa si è abbattuta sul fienile sottostante dove stavano i due fratelli. I loro corpi sono stati schiacciati da quella massa di pietre e di travi, non hanno avuto neppure il tempo dio gridare che già la rovina e la morte avevano stroncato sotto quelle misere macerie la loro giovinezza. D’improvviso la gente delle case vicine si è destata dall’apatia in cui la costringe l’inverno: è stato tutto un accorrere di uomini e di donne mentre, fulminate dal dolore straziante la madre e la figlia superstite gridavano la loro tragedia davanti ai volti attoniti e sgomenti dei vicini. E’ stato un lento rimuovere travi e pietre, un lavoro che è durato tre ore. Dopo due ore di sforzi è stato estratto il cadavere di Rina, trovata piegata sulle ginocchia, premuta contro il muro diroccato, senza nessun segno che le sfigurasse il volto  di giovanetta, il corpo di fanciulla appena sbocciato alla vita. Più triste sorte il destino ha voluto riservare a Renzo che è stato estratto un’ora dopo la sorella con il viso tumefatto e col corpo schiacciato da un cassone, sotto le travi e le pietre del fienile distrutto. Col telefono della frazione, l’unico legame col mondo, è stata immediatamente avvertita la stazione carabinieri di Bardi; subito sono accorsi i CC. Del capoluogo, il tecnico comunale geometra Conti ed i dottori Marchini e Rossi il cui intervento purtroppo è stato inutile. FINE PRIMA PARTE

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