“Terre ingrate e sterilissime ove spira miseria”: l’indigenza nelle terre alte nel secolo dei Lumi di Claudio Bargelli

Foto 1: G.B. Carlone – La Compagnia dei baroni Foto 2: G. Ceruti-Pitocchetto-Tre mendicanti Foto 3: Idem – Il pellegrino dormiente

Terre ingrate e sterilissime ove spira miseria: l’indigenza nelle terre alte NEL SECOLO DEI LUMI di Claudio Bargelli

Per lunghi secoli i centri urbani identificano il perno dell’organizzazione annonaria, in cui convergono incessantemente i flussi cerealicoli destinati a garantire la sussistenza della popolazione intra muros. Il contado deve conformarsi alle esigenze cittadine, perpetuando il tradizionale rapporto di dominazione della città sulla campagna, un asservimento riproposto immutabilmente dalle gride in materia di grani. Per converso, sul polo urbano incombe il gravoso compito di assicurare – tramite un’oculata redistribuzione del genere primario – la tempestività dei soccorsi anche alle zone più decentrate in quanto il dato fondamentale dell’economia montana è l’impossibilità di conseguire l’autosufficienza alimentare. Nelle terre alte la vita scorre secondo ritmi scanditi dagli immutabili cicli delle stagioni nella fatalistica rassegnazione alle calamità naturali che, periodicamente, sconvolgono un’esistenza quasi inerziale. Risulta, pertanto, interessante delineare alcuni dei nessi che, sotto il profilo annonario, congiungono il capoluogo alle fasce marginali del ducato – nella fattispecie le “ville” di montagna – che, nella graduale attenuazione degli antichi poteri feudali, sono ormai inglobati nella giurisdizione cittadina. Il tendenziale ridimensionamento del particolarismo medioevale e la conseguente perdita di potere delle aristocrazie locali grava i poteri centrali dell’ulteriore onere della sussistenza del contado. Soprattutto negli anni più difficili si infittiscono gli accorati appelli da parte dei podestà delle terre alte, richieste spesso corredate di toccanti descrizioni che testimoniano efficacemente la cruda realtà delle inospitali plaghe montuose: nelle cronache coeve, una sorta di desolata ultima Thule ai margini estremi dell’universo annonario che ha il suo centro nella capitale. Se è vero che le carestie settecentesche non mostrarono caratteri di eccezionale gravità (almeno se comparate a quelle dei secoli precedenti), è comunque innegabile l’acuta sofferenza delle periferie annonarie, penalizzate dalle inefficienze e dalle malversazioni annidate nella lunga catena della distribuzione cerealicola.

Ciò vale, ovviamente, anche per il ducato parmense. Nella primavera del 1767, nel corso di una drammatica carestia, il ministro francese invia in quelle impervie contrade il capitano Pier Maria Bussolati, incaricato di accertare di persona la gravità della situazione. Il dettagliato resoconto dell’inviato ducale mette in risalto una diffusa precarietà, in cui agli oltraggi della natura si aggiunge l’inquietante sospetto di deplorevoli manovre speculative perpetrate da trafficanti senza scrupoli i quali, preposti al vettovagliamento, si arricchiscono tramite loschi maneggi. Ormai allo stremo delle forze, si implora la misericordia sovrana per placare i morsi della fame. Recatosi nelle Valli dei Cavalieri, il Bussolati descrive, con dovizia di particolari, la disagiata esistenza di quelle popolazioni. Il quadro non è certo più confortante nelle altre giurisdizioni di montagna: anche il podestà di Corniglio, infatti, sollecita l’intervento degli organi annonari, denunziando le miserevoli condizioni in cui versano gli abitanti. A corredo della sua relazione e in ossequio alle direttive del ministro francese, il funzionario ducale acclude un vero e proprio censimento dei bisognosi, finalizzato a commisurare l’entità dei soccorsi alle reali necessità, delineando in tal modo una significativa tassonomia della povertà (cfr. tabb. I-IV riportate in appendice). La classificazione in questione è generalmente imperniata sulla distinzione tra “poveri con respiro” – coloro che, seppure temporaneamente sprovvisti di denaro, sono ancora detentori di qualche proprietà e, quindi, in grado di onorare i loro debiti – e miserabilissimi”, ossia totalmente dipendenti dalla carità altrui. È la stessa gerarchia dell’indigenza, dunque, che, nella fattispecie, alimenta la diffusa tendenza settecentesca alla misurazione statistico-quantitativa del pauperismo, vòlta ad attribuire i primi malcerti confini all’universo debordante della mendicità.

L’assistenza agli indigenti delle terre di montagna segue un percorso pressoché immutabile. Una volta appurate le effettive necessità, le magistrature annonarie provvedono all’invio di adeguati quantitativi di grani, concedendo solitamente la possibilità di pagare a respiro, subordinatamente alla presenza di idonee garanzie prestate da persone degne di fiducia (non di rado, lo stesso parroco), le quali si incaricano, altresì, della distribuzione dei generi alimentari, conformemente agli accordi stipulati con le autorità cittadine. Le inevitabili difficoltà connesse all’approvvigionamento delle “ville foranee” e i conseguenti disagi sopportati dalle popolazioni avrebbero potuto alleviarsi tramite l’individuazione di un’autorità di riferimento a livello locale, cui affidare il delicato compito di garante e collaboratore degli organi preposti al vettovagliamento: una sorta di razionale decentramento annonario. Ma, non di rado, la corruzione dei pubblici funzionari vanifica ogni sforzo in tal senso: una gravosa e vana fatica di Sisifo dagli esiti effimeri e scoraggianti.

In queste drammatiche circostanze emerge impietosamente il dominio della città sulla campagna: alla disperata miseria agreste che degrada l’uomo ad una condizione quasi ferina, fa riscontro una realtà meno tragica all’interno delle mura urbane, ove solitamente non scompare del tutto – almeno sul desco delle classi agiate – il consumo di pane bianco.

APPENDICE

Tab. I – Giurisdizione della Valle dei Cavalieri (*)

 

Ville

Miserabili

Miserabilissimi

Ville

Miserabili

Miserabilissimi

Canetto

34

38

Trivignano

45

20

Pratopiano

16

Cozzanello

24

Pallanzano

82

35

Camporella

37

23

Montedello

25

29

Taviano

3

28

Vaestano

47

34

Vairo

68

31

Zibana

47

32

Pieve S.Vincenzo

363

32

Succiso

179

28

Miscoso

110

39

Totale dei miserabili: 1.118

Totale dei miserabilissimi: 476

(Fonte: A.S.Pr., Congregazione del Divieto, Annona, b. 51, Relazione della visita da me fatta nella Giurisdizione della Valle de’ Cavalieri, Corniglio, e Belvedere, maggio 1767)

Tab. II – Giurisdizione di Belvedere (*)

 

Ville

Miserabili

Bisognosi

Ville

Miserabili

Bisognosi

Lalatta

21

59

Rusino

21

35

Moragnano con Lagrimone

4

70

Vezzano

13

93

Pratolongo, Madurera e Pianestola

84

22

Pignone con Magreto

2

13

 

Totale dei miserabili: 145

Totale dei bisognosi: 292

(Fonte: Ibid.)

Tab. III – Giurisdizione di Corniglio (*)

 

Ville

Poveri con respiro

Miserabilissimi

Ville

Poveri con respiro

Miserabilissimi

Corniglio

62

106

Miano

14

17

Mossale

15

8

Vestana

23

16

Sivizzo

27

14

Sesta superiore

25

Braja

43

20

Lago

23

16

Sesta inferiore

43

18

Villula

35

16

Agrimonte e Canetolo

12

11

Rocca Ferrara

51

23

Polita

33

Totale dei poveri con respiro: 406

Totale dei miserabilissimi: 265

(Fonte: Ibid.)

Tab. IV – Ristretto delle “Ville Parmeggiane” (*)

 

Ville

Poveri con respiro

Miserabilissimi

Ville

Poveri con respiro

Miserabilissimi

Petrignacola

23

15

Sauna

24

17

Pugnetolo

33

4

Vestola

25

19

Curatico

13

Costa Venturina

22

8

Signatico

19

38

Beduzzo

52

4

Bosco

16

23

Cirone

5

Costa

17

Brea

3

Stajola

22

14

Marra

32

26

Grajana

60

78

 

Totale dei poveri con respiro: 361

Totale dei miserabilissimi: 251

(Fonte: Ibid.)

(*) Le tabelle rappresentano una sintesi numerica delle informazioni desumibili dalla dettagliata relazione inviata dal Bussolati al Du Tillot, in cui compare, tra l’altro, l’elenco completo – “villa” per “villa” – dei nominativi degli indigenti censiti. Sia per ovvi motivi di riservatezza, sia per i vantaggi in termini di immediatezza espositiva, ho ritenuto opportuno procedere ad una classificazione meramente statistica, rinviando i lettori desiderosi di ulteriori informazioni alla fonte archivistica indicata.

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