VALCENESI DIMENTICATI O…………QUASI. N. 23. BY DIZIONARIO BIOGRAFICO DEI PARMIGIANI di ROBERTO LASAGNI.(r)

LAGORI GIUSEPPE
Bardi 1760-Villora (Varsi) 13 febbraio 1843
Fu rettore di Villora, villaggio della valle del Ceno. Compilò un cartolaro che intitolò Memorie storiche della real rocca di Bardi, attinte da Omusio Tinca, Locati, Baronio, Muratori, Campi, Boselli, Musso, Crescenzi, Poggiali, accreditati storici, da me Giuseppe Lagori rettore di Villora nell’anno 1823, procuratimi man mano dalla esimia mia amicizia col mio condiscepolo di scuola il sig. Marchese Landi, il più erudito cittadino di Piacenza. Cessò di vivere all’età di 83 anni.
FONTI E BIBL.: L.Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 227-228.

LANATI GAETANO
Bardi-Piacenza 24 dicembre 1828
Fu Canonico di Sant’Antonino in Piacenza. Comprò per 26000 lire, da un Piemontese che l’aveva acquistata all’epoca napoleonica, la chiesa di San Vincenzo con l’annesso convento in Piacenza, di cui si minacciava la demolizione, e la riaprì al culto il 7 agosto 1822 col concorso del conte canonico monsignor Domenico Cigala Fulgosi.
FONTI E BIBL.: L.Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 229.

LANDI AGOSTINO
Bardi 1506 c. -Milano 13 marzo 1555
Figlio di Marco Antonio e di Costanza Fregoso. Il Landi portò all’apice il prestigio della famiglia, tanto che ebbe anche l’onore, il 6 settembre 1529, di ospitare nel suo palazzo di Piacenza l’imperatore CarloV, che a sua volta, nel 1532, lo invitò a Bologna per assistere alla sua incoronazione. Con il suo matrimonio contratto nel 1532 con la cugina Giulia Landi delle Caselle, il Landi ricuperò i possessi di Compiano, di Pieve di Bedonia, di varie località di Val Ceno e di Val Taro insieme ai diritti spettanti a Giulia Landi su Varese Ligure. Il 9 novembre 1536 ricevette dall’imperatore Carlo V la conferma delle antiche investiture feudali della sua famiglia nelle Valli del Taro e del Ceno.Nel 1547 il Landi fu tra i maggiori promotori della congiura che condusse all’uccisione di Pier Luigi Farnese, duca di Piacenza e di Parma, il quale in precedenza lo aveva utilizzato in varie missioni diplomatiche a Venezia e a Genova, ma che d’altra parte aveva provocato il suo rancore occupando Borgo Taro. I rapporti tra i Landi di questo ramo e i Farnese furono da allora definitivamente compromessi.Ucciso il Farnese, il Landi esortò la cittadinanza di Piacenza a porsi sotto il dominio dell’imperatore Carlo V, che non cessò di proteggerlo quando egli dovette fuggire da Piacenza. Infatti, forse per meglio garantirlo contro gli inevitabili tentativi di vendetta dei Farnese e anche per ricompensarlo, Carlo V, con diplomi dati nel 1551 e 1552, lo creò principe del Sacro Romano Impero ed eresse i suoi feudi delle Valli del Taro e del Ceno in principato e in Stato autonomo, direttamente dipendenti dal potere imperiale. L’Imperatore, restituito al Landi il suo feudo di Borgo taro, con diploma del 25 maggio 1551 eresse anche questo, con tutti i territori a esso pertinenti, in principato, investendone il Landi, al quale vennero contestualmente confermate tutte le precedenti investiture. Il 22 ottobre dello stesso anno Carlo V eresse Bardi in marchesato, Compiano in contea e Pieve di Bedonia in baronia e ne investì sempre il Landi. Infine lo stesso imperatore concesse al Landi, l’8 aprile 1552, il titolo di Illustre e il diritto di battere moneta nei suoi Stati di Borgo taro, Bardi e Compiano. Di tale privilegio di zecca i Landi si servirono per oltre un secolo. Nella persona del Landi i componenti di questa famiglia furono quindi elevati al rango di principi del Sacro Romano Impero. Inoltre la qualità di feudatari imperiali li mise al riparo dai colpi di mano dei Farnese, smaniosi di annettersi i loro feudi. Il Landi fu dotto letterato e latinista, discepolo di Pietro Bembo, ed ebbe coi letterati e scienziati dell’epoca, quali Claudio Colombi, Paolo Giovio, l’Aretino e il Doni, una corrispondenza epistolare continua. Gli furono fatte molte dediche onorifiche e in particolare fu assai encomiata letterariamente la sua orazione latina pubblicata dopo l’uccisione di Pier Luigi Farnese. Il Landi morì di gotta a Milano, lasciando quattro figli: Ortensia, che si fece monaca, Porzia moglie del conte Lodovico Gallarati, Manfredo e Claudio, affidati alla tutela della madre e del prozio Giulio.
FONTI E BIBL.: Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 229; M.de Meo, in Gazzetta di Parma 28 giugno 1998, 17.

LANDI ALBERICO
Gravago 1274/1281
Fu capitano del popolo in Cremona nell’anno 1274 e Pretore ad Arezzo nel 1281.
FONTI E BIBL.: L.Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 229.

LANDI CLAUDIO
Bardi-1536
Figlio di Federico. Sposò Bartolomea Nicelli. Fu Colonnello delle armate imperiali e valoroso combattente.
FONTI E BIBL.: M.de Meo, in Gazzetta di Parma 29 giugno 1998, 17.

LANDI CLAUDIO
Bardi 1534 c.-Bardi 21 agosto 1589
Figlio di Agostino, signore di Bardi e Borgo Taro. Nei primi mesi del 1578, su istigazione del duca Ottavio Farnese, gli abitanti di Borgo taro, gravati da sempre nuove tasse, si sollevarono contro il Landi. Il Farnese allora assediò ed espugnò il 31 maggio di quell’anno la borgata, includendola nei beni di pertinenza ducale. Nel 1581 il Landi fu accusato di avere fatto uccidere Camillo Anguissola, capitano ducale, e nel 1582 di avere tramato contro la vita del duca Ottavio Farnese. Processato, fu condannato a morte in contumacia e patì la confisca di molti beni, tra i quali l’avito palazzo in Piacenza.
FONTI E BIBL.: L.Mensi, Dizionario biografico dei Piacentini, 1899, 231-232; Bollettino Storico Piacentino 19 1924, 79-80.

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